Tra le oltre settanta isole di Venezia, quella di San Francesco del Deserto è tra le più suggestive e allo stesso tempo protette dal flussi turistici. Non è raggiungibile da Venezia attraverso i mezzi di trasporto pubblici e l’unico collegamento avviene attraverso l’isola di Burano.
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L’isola di San Francesco del Deserto si trova poco lontano da Torcello, in un angolo della laguna appartato e tranquillo in cui sorge un convento di frati francescani. Qui regna la pace e il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli che la popolano numerosi. Si tratta di un “fuori rotta” che consigliamo a chi cerca un itinerario a Venezia diverso e che permette di immergerti in un’atmosfera fuori dal tempo: il leggero stormire delle fronde di cipressi secolari, la luce che si riflette sulla laguna e sulle acque delle barene veneziane.
La storia dell’isola di San Francesco del Deserto
IL MIRACOLO DEGLI UCCELLI raccontato da San Bonaventura – Mentre Francesco attraversava insieme con un frate le paludi di Venezia, trovò una grandissima moltitudine di uccelli, che se ne stavano tra le fronde a cantare. Come li vide, disse al compagno: “I fratelli uccelli stanno lodando il Creatore; perciò andiamo in mezzo a loro a recitare insieme le lodi del Signore e le ore canoniche”. Andarono in mezzo a loro e gli uccelli non si mossero. Poi, siccome per il gran garrire non potevano sentirsi l’un l’altro nel recitare le ore, il santo si rivolse agli uccelli e disse: “Fratelli uccelli, smettete di cantare fino a quando avremo finito di recitare le lodi prescritte”. Quelli tacquero immediatamente e se ne stettero zitti, fino al momento in cui, recitate a bell’agio le ore e terminate debitamente le lodi, il santo diede la licenza di cantare. Appena l’uomo di Dio ebbe accordato il permesso, ripresero a cantare secondo il loro costume.
Narra la leggenda che nel 1220, di ritorno dal suo pellegrinaggio in Terra Santa, San Francesco si fermò in questa che era nota come “Isola delle do vigne” (in dialetto veneziano “Isola delle due vigne”) come anche racconta la storia di San Bonaventura poc’anzi narrata. Pochi anni dopo la morte del Santo di Assisi, il proprietario dell’isola fece costruire una piccola chiesa in suo onore e donò l’intera isola all’ordine dei Frati Minori Francescani, che presto edificarono un convento.
A causa dell’insalubrità dell’aria della laguna, nel 1400 l’area venne abbandonata che restò deserta per alcuni anni. Solo nel 1451 vennero restaurati gli edifici presenti ed aggiunto il chiostro rinascimentale. Durante gli anni napoleonici (inizio XIX secolo), con la soppressione degli ordini religiosi, il convento venne adibito a deposito di armi ed esplosivi.
Nella metà dell’800 l’Austria passo la proprietà dell’isola al Patriarca di Venezia, che iniziò una campagna di restauri che riportarono alla luce l’antica chiesetta duecentesca.
S. Francesco nel Deserto – cosa vedere oggi
L’isola è oggi abitata da Frati Francescani che dedicano la loro vita da eremiti alla preghiera nella chiesetta con i due antichi chiostri (il primo duecentesco, il secondo rinascimentale). Una volta arrivati all’isola si attraversa un suggestivo viale alberato con antichi cipressi che ci accompagnano fino alla Chiesa duecentesca, accanto alla quale ammiriamo il campanile e il convento.
CONSIGLIO PER I VISITATORI
Questi luoghi di raccoglimento vanno visitati con calma. Prenditi un po’ di tempo per vivere appieno il fascino e la pace di questo luogo.
All’interno degli edifici si trovano alcune interessanti opere come “I Quattro Santi Coronati” di Jacopo Tintoretto e dello Schiavone. Merita senz’altro una visita il magnifico giardino ancora oggi molto curato dai frati che abitano sull’isola.
Il primo chiostro
Una scritta sulla porta di ingresso ci immette in questo ambiente realizzato nel 1200. Qui sembra di essere stati trasportati fuori dal tempo in un’atmosfera surreale, se pensiamo che nella vicina Venezia migliaia di turisti affollano le calli. Ci accolgono il crocifisso ligneo del XV secolo e al centro si ammira lo splendido pozzo di San Bernardino del quattrocento. Il suo nome è dovuto al fatto che il santo di origine senese avrebbe reso di nuovo potabile l’acqua con il suo segno della croce. Demolito ad inizio ottocento, il chiostro venne poi ricostruito nella seconda metà del XIX secolo con il ritorno dei frati.
Il secondo chiostro
Opera di Frà Nicolò Erizzo, il secondo chiostro risale al XV secolo. Al piano terra c’è il refettorio con i vari servizi, mentre al primo piano la biblioteca e le celle dei frati.
La Chiesa di San Francesco
La prima chiesa, di cui restano solo due pareti, sembra sia stata fatta edificare da Sant’Antonio da Padova proprio l’anno della Canonizzazione di San Francesco d’Assisi (1228). Quella oggi visitabile fu fatta costruire nel 1401: meravigliosa nella sua semplicità, ha una navata unica con capriata in legno a vista. Dal 1989 è diventata un santuario francescano.
Itinerario esterno e vista panoramica
Sul retro della Chiesa sono ben visibili i resti architettonici dei vari interventi che si sono susseguiti nei secoli. All’inizio del viale si può ammirare un presepe intagliato in legno realizzato da Jsepo Baron. I frati hanno mantenuto l’area verde e rigogliosa per sottolineare l’amore di San Francesco d’Assisi per la natura e per il creato, così poeticamente espresso nel suo Cantico delle Creature.
E’ proprio il famoso cantico francescano ad essere rappresentato sui pannelli in terracotta che si incontrano lungo il percorso assieme alla statua del santo. Il viale alberato, infine, ti condurrà a due splendide terrazze panoramiche da cui si può ammirare tutto lo splendore della laguna e del suo ecosistema.
Il tuo ritiro spirituale
I frati francescani dell’Isola di San Francesco del Deserto offrono ospitalità ai visitatori che cercano qualche giorno di tranquillità e di meditazione all’interno di questa oasi di pace. La consigliamo anche a chi desidera condividere anche se solo per pochi giorni, lo stile di vita e i ritmi dei frati. Per prenotare è necessario contattare il servizio di accoglienza al numero +39 041 5286863 o mandare una mail all’indirizzo [email protected]. Per ulteriori informazioni è disponibile il sito internet www.sanfrancescodeldeserto.it
Informazioni generali
Orari delle visite
E’ direttamente un frate francescano che accompagna i visitatori alla scoperta dell’Isola di San Francesco del Deserto, aperta tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 17.
Come arrivare all’isola di San Francesco
C’è solo un’imbarcazione che assicura i collegamenti giornalieri per i turisti e parte da Burano alle 14.30 tutti i giorni tranne il lunedì. Il viaggio in barca dura circa 10 minuti e il costo del biglietto per/dall’isola costa 10 €.
La prenotazione è obbligatoria presso il servizio di trasporto Lagunaflaline. Per prenotare o richiedere informazioni è possibile rivolgersi al signor Massimiliano al numero +393479922959 o scrivere all’indirizzo email: [email protected]. Per ulteriori informazioni visita il sito ufficiale di Lagunaflaline.
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Mi frulla in testa una poesia, “San Francesco del deserto, romitaggio lagunare, d’un quadruplice filare di cipressi ricoperto…” e non ritrovo nè ricordo quale poeta la scrisse, nè il seguito…ho più di 70anni e non me la sono inventata… chi la scrisse?
grazie mille
(guardando adesso il sito penso che verrò….Covid permettendo..)
saluti
Margherita Marani
Buongiorno Margherita,
potrebbe essere una poesia di Angiolo Orvieto. Facci sapere se è lui 😉
Grazie e continua a leggere e commentare i nostri articoli
Poesia di Angiolo Orvieto
Poesia di Angiolo Orvieto
San Francesco del Deserto
San Francesco del Deserto,
romitaggio lagunare,
d’un settemplice filare
di cipressi ricoperto;
questo vento vien dal mare
e disfiora il tuo convento,
e d’un lieve movimento
ti fa l’acque scintillare.
S’ode un vivo cinguettare
per le tue pal udi intorno,
e nel pieno mezzogiorno
una navicella appare.
Essa muove piano piano
sovra l’alighe palustri;
tra quei tremuli ligustri
lenta va verso Eurano.
Da Burano non lontano
giunge suono di campane,
che le belle popolane
chiama al desco rusticano.
Sosta I’opra della mano
che tessea merletti vaghi,
hanno tregua fili ed aghi
nel tepor meridiano.
Sulle lastre, che fragore
di sonanti zoccoletti,
o Burano dei merletti,
o Burano dell’amore!
Ma non giunge quel rumore
qui, nell’ombra claustrale,
nel silenzio sempre uguale,
sempre uguale a tutte l’ore.
Qui la pace delle aurore
dura tutta la giornata:
solitudine beata
per chi vive e per chi muore.
« O beatitudo sola,
o beata solitudo!».
Sull’antico muro ignudo
sta la mistica parola:
la parola che consola
il mio spirito dolente,
che lo culla dolcemente
come suono di VIola.
Siimi tu lucente scudo,
sii mi tu divina scuola,
« o beatitudo sola,
o beata solitudo! ».
Ecco, ho trovato la poesia!!!
GRAZIE ELISABETTA!!!