Il Ghetto Ebraico di Venezia è il primo luogo di reclusione pubblico nato in Italia. Si trova nel sestiere Cannareggio in una zona situata ai margini della città, esempio storico non solo di emarginazione ma anche di sviluppo culturale. In questa piccola guida troverai tanti utili suggerimenti su cosa c’è da vedere nel Ghetto di Venezia oggi, alla scoperta di una storia triste ma quanto mai interessante.
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Di cosa parliamo in questa guida
- La storia del quartiere ebraico
- Cosa vedere nel ghetto ebraico Venezia
- Cosa fare (e dove mangiare)
- Come arrivare al ghetto ebraico
- Esperienze e tour guidati consigliati
La storia del Ghetto Ebraico di Venezia
Per ordine del doge Leonardo Loredan, li giudei entro tre giorni debbono abitare uniti in corte le casa, situate nel tratto di terreno detto San Gerolamo detto Getto, sede delle pubbliche fonderie. Ed acciocché non vadano tutta la notte intorno, sian fatte due porte: debbano essere aperte la mattina alla Marangona e la sera serrate alle ore ventiquattro, con quattro custodi cristiani a ciò deputati e pagati da loro giudei al prezzo che parerà opportuno al collegio nostro. Così il senato di Venezia approva nel giorno 29 marzo 1516.
Con questo annuncio, venne creato il ghetto veneziano: quattro guardie a controllare le uniche due porte di accesso a questa piccola città dentro Venezia aperta solo in determinate ore e che divenne presto un polo indispensabile nel processo storico della Serenissima.
La vita degli ebrei nel ghetto veneziano
Già dalla fine del 1200 gli ebrei si occupavano di prestiti e ben presto divennero abili mercanti a cui tantissime personalità di spicco facevano riferimento. Fu dal 1516 che vennero reclusi all’interno del ghetto, tra mura che non gli impedivano però di condividere i ritmi e i tempi della tradizione ebraica: dal riposo del sabato, le preghiere giornaliere, i riti e le festività annuali.
Poiché i flussi migratori sono numerosi e lo spazio limitato, le abitazioni nel ghetto veneziano sono molto piccole, spesso frazionate. Con il tempo sono cresciute in altezza fino ad arrivare addirittura a 8-9 piani con un’altezza di 2 metri e 10 circa ciascuno.
A causa anche del senso di precarietà e di incertezza, quasi tutte le case erano in affitto, tanto che si stabilì con il tempo una specie di diritto per cui alla morte del genitore, il figlio eredita la possibilità di tenere l’abitazione in affitto.
Il Ghetto Vecchio, Nuovo e Novissimo
La storia del Ghetto veneziano è molto attuale perché è il simbolo della reazione dei residenti di fronte ad un massiccio flusso migratorio del popolo ebraico. La comunità era vasta e molto importante per la città, tanto che gli ebrei non smisero mai di avere ottimi rapporti con i cristiani. Ben presto al Ghetto Nuovo si affiancarono il cosiddetto Ghetto Vecchio (1541) e il Ghetto Novissimo (1630): tre piccole isole delimitate dalle acque ed uniti da tre piccoli ponti.
Quindi quando si parla di Ghetto di Venezia, stiamo in realtà parlando di 3 differenti ghetti ebraici molto densamente popolati. Le varie comunità presenti e rinchiuse tra quelle alte mura impararono con il tempo a convivere e ad organizzarsi in maniera pacifica: imparavano assieme l’italiano che divenne la lingua che permetteva loro di capirsi a vicenda.
CURIOSITA’ – DA DOVE DERIVA LA PAROLA GHETTO?
Il termine ghetto, deriva dalla parola getto ed indica il luogo di lavorazione in cui venivano gettati i resti di rame. Poiché il ghetto veneziano fu edificato proprio in corrispondenza delle fonderie e visto che nell’area c’erano anche tanti ebrei di origine tedesca che pronunciavano la lettera G come GH, nasce la parola Ghetto.
Con il declino della Repubblica di Venezia e con l’arrivo di Napoleone, gli ebrei non furono più costretti a restare nel loro quartiere. Mentre il popolino, anche per abitudine e un senso di protezione non abbandonava il ghetto, le poche famiglie più ricche iniziarono a spostarsi acquistando delle case all’esterno delle mura. Uno degli edifici più prestigiosi rilevati fu Ca D’Oro, un edificio medievale oggi collezione d’arte del barone Franchetti (ebreo).
Durante la prima guerra mondiale la comunità ebraica diventa ancora più parte della comunità veneziana ed italiana visto che centinaia di ragazzi del ghetto partecipano al conflitto senza più tornare a casa. Alla fine degli anni ’30 dello scorso secolo, a seguito dell’emanazione delle Leggi Razziali, in tantissimi scappano in Svizzera o in America. Il ghetto si svuota e in troppi vengono deportati nei campi di concentramento: torneranno solo 8 di questi.
Cosa vedere oggi?
Di seguito trovi alcuni edifici e luoghi di interesse che sono sopravvissuti nei secoli e fanno parte del patrimonio del ghetto veneziano e della sua comunità.
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Una passeggiata di due ore con una guida locale per visitare il memoriale della Shoa, le splendide sinagoghe e i luoghi della cultura ebraica.
Il cimitero ebraico
Nel 1386 la magistratura della Serenissima concesse alla comunità del Ghetto ebraico un piccolo lembo di terreno sul Lido di Venezia, da dedicare alla sepoltura di tutti gli ebrei. Ben presto, proprio nella zona di San Nicolò, si registrano i primi atti vandalici contro i defunti che addirittura venivano dissepolti e i loro resti sparsi per i campi. Proprio per questa ragione la comunità ebraica ottenne il permesso di erigere una recinzione attorno a questo primo cimitero ebraico.
La scala matta
Ancora oggi in Corte Scala Mata si può ammirare la ripidissima scala in legno realizzata nel ‘700 che porta fino all’ultimo piano. Il nome era dovuto al fatto che la scala si era adattata alle continue divisioni e frammentazioni degli appartamenti interni per i nuovi arrivati.
Le sinagoghe del ghetto di Venezia
Si trovano sulla sommità di edifici pre-esistenti e difficilmente sono riconoscibili dall’esterno. Sono l’anima del ghetto veneziano e all’interno celano piccoli capolavori, vanto della comunità ebraica. In totale oggi si possono ammirare 5 sinagoghe: quella della Scuola Tedesca, la Scuola Italiana, la Scuola Canton, la Scuola Levantina e la Scuola Ponentina (o Spagnola)
Anticamente c’erano 5 scuola ma una numerosa presenza di rabini sul territorio. La prima Sinagoga ad essere costruita fu quella tedesca, la più antica del Ghetto veneziano, che ancora oggi incanta per i suoi fregi e le straordinarie decorazioni color oro.
CURIOSITÀ – La leggenda della porta verso l’altrove
Una delle leggende più curiose del Ghetto di Venezia riguarda proprio la Sinagoga Italiana, probabilmente la meno conosciuta ed appariscente. La storia narra di una famiglia ebraica aschenazita (quindi di origine tedesca) e di una sefardita (di origine spagnola) che non volevano che i rispettivi figli si sposassero. Il rabino consigliò ai due innamorati di attraversare una porta della Sinagoga italiana. Da allora nessuno li ha più visti.
Il banco rosso e i banchi di pegno
A causa del senso di precarietà e della sensazione di dover sempre fuggire, gli ebrei di Venezia non investivano mai nel mattone ma i soldi guadagnati con il commercio preferivano conservarlo in contanti. Anche per questo potevano aprire attività di prestito di denaro, come il “Banco Rosso”, recentemente restaurato ed aperto al pubblico.
Qui una volta c’erano tre porte e ciascuna corrispondeva ad un diverso tipo di prestito. Qui banchi e scaffali si riempivano di piccoli oggetti di valori dati in pegno da chi aveva bisogno di soldi.
Non erano numerose le famiglie benestanti, la maggior parte si procurava da vivere svolgendo tantissimi tipi di mestieri. Il ghetto veneziano era come un grande mercato a cielo aperto, quelli che oggi chiamiamo outlet. I veneziani e i forestieri si recavano nel quartiere ebraico di Venezia non solo per avere soldi in prestito, ma anche per cercare dei prodotti che altrove difficilmente si trovavano: beni alimentari, stoffe e tessuti anche di seconda mano, spezie rare, manovali qui si trovava di tutto!
Il museo ebraico del ghetto di Venezia
Qui si trovano ancora oggi capolavori in argento e oro antichi di secoli, molti legati ai rituali religiosi. Tantissimi sono i documenti e i libri conservati tra le teche del museo. La prima bibbia rabinica della storia è stata stampata proprio a Venezia. Si tratta senza dubbio di uno dei più interessanti musei di Venezia che consigliamo di non perdere.
Questo perché dagli anni 20 del 500 inizia a fiorire la cultura grazie agli sviluppi legati alla stampa e al progetto culturale portato avanti assieme dalle varie comunità ebraiche residenti.
Cosa fare e mangiare nel ghetto ebraico Venezia
La tradizione culinaria delle oche
Una volta l’olio di oliva non era così diffuso nella cultura popolare ma si utilizzava tantissimo il grasso di oca. Questo perché il quartiere ebraico era pieno di oche che percorrevano le stradine in assoluta libertà. Con questo prezioso animale allevato dalla comunità ebraica era come il maiale: veniva utilizzato per tantissimi tipi di necessità. Dalle uova alle piume, dalla carne al grasso. Nel XIX secolo è stato censita la presenza nel ghetto veneziano di oltre 1700 esemplari di oche!
Approfondimenti: 15 piatti tipici veneziani
Negozi, piccoli laboratori e prodotti tipici
Nella nostra passeggiata nel ghetto ebraico siamo stati rapiti dall’originalità delle attività locali. Ci siamo infatti persi – portando a casa una bellissima litografia – nella piccola galleria d’arte di Michal Meron (qui trovi il suo coloratissimo sito). Cosa abbiamo comprato? Questo piccolo capolavoro:
Per assaggiare qualcosa di caratteristico, invece, proprio di fronte la galleria c’è un piccolo forno dove puoi assaggiare tante piccole specialità ebraiche, senza lievito e frutto di una millenaria tradizione della cucina kosher.
Il tour a Venezia nel quartiere ebraico
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Come arrivare al ghetto di Venezia
Il quartiere ebraico veneziano dista davvero poco dalla stazione ferroviaria Santa Lucia, per cui consigliamo una passeggiata: in meno di 10 minuti si arriva a destinazione. Ecco la mappa: